Fino all’inizio del 2020 la nostra idea di futuro era dominata dalle città, questi labirinti di grattacieli sfavillanti e strade trafficate, allo stesso tempo termitai di lavoratori e Disneyland per turisti low-cost. La mutazione era avvenuta nel corso dei secoli, accelerando negli ultimi decenni: lo spazio urbano era ormai il baricentro economico dei territori. Di anno in anno, i piccoli comuni si svuotavano e le città medie e grandi crescevano a dismisura.
Il Covid, e soprattutto il lockdown, sono arrivati come uno shock, beffandosi proprio di chi stava vivendo il grande sogno futuribile della città.
Ogni certezza urbanistica e sociologica, di colpo, è crollata, mentre lo smartworking diventava pian piano la norma e il dogma della concentrazione urbana si rivelava un’idea vecchia, da ripensare completamente per arginare l’improvvisa fuga dalla città. Ma ora, più di due anni dopo: lo abbiamo fatto davvero? Le città stanno ritrovando il senso perduto nel trauma della pandemia?
Bertram Niessen alterna sapientemente lo sguardo freddo del sociologo, il piglio dell’agitatore culturale e l’attitudine pragmatica di chi da anni lavora come esperto accompagnatore di trasformazioni urbane. Se la modernità è per definizione sempre più liquida, le città sono specchi d’acqua: le spinte e le controspinte economiche, le trasformazioni sociali e politiche ne agitano la superficie senza sosta, creando vortici spaventosi e seducenti. Resta da capire se è possibile, oggi e ancor più domani, trovare il modo di Abitare il vortice.
Durante l’incontro rimarrà a disposizione un banco di libri a cura della libreria Ubik di Modena.
Bertram Niessen è Presidente e Direttore Scientifico di cheFare, di cui è stato tra i fondatori nel 2012. Come ricercatore, progettista, docente, autore e advisor si occupa di come la cultura trasforma lo stato delle cose. I temi principali di cui si interessa sono la città, la progettazione culturale, le politiche e l’economia della cultura, le forme culturali collaborative, il rapporto tra cultura e tecnologia. Lo fa al crocevia tra discipline diverse: sociologia urbana, metodologia, cultural studies, scienze della comunicazione, arte elettronica. Dal 2003 insegna in corsi di laurea, master e scuole dottorali in università e accademie. Nel 2001 è stato membro fondatore del collettivo sperimentale di arte elettronica otolab, con il quale ha realizzato centinaia di performance, concerti e installazioni nei principali festival internazionali per le culture digitali. Collabora con testate on line, off line radio.La produzione editoriale conta decine di titoli tra curatele di volumi, capitoli in opere collettive, articoli in riviste specializzate e prefazioni.
Roberta Franceschinelli. Mi occupo di progetti di innovazione culturale e sociale, dal punto di vista delle policy, degli strumenti di erogazione e abilitazione. In particolare, negli ultimi anni mi sono specializzata nei processi di rigenerazione comunitari di spazi culturali con un impatto sociale e civico. Sono program manager della Fondazione Unipolis, per cui sono stata ideatrice e responsabile del programma culturability e dei rispettivi bandi. Per Unipolis, collaboro allo studio delle richieste di supporto, ai progetti di ricerca alla gestione delle relazioni con le organizzazioni beneficiarie. Sono cofondatrice e presidente de Lo Stato dei Luoghi, rete nazionale di attivatori di luoghi e spazi rigenerati. Svolgo attività di valutazione anche per altre organizzazioni, scrivo pubblicazioni, tengo convegni e docenze. Di recente, ho pubblicato e promosso in giro per l’Italia il primo libro interamente curato da me “Spazi del possibile.I nuovi luoghi della cultura e le opportunità della rigenerazione” (FrancoAngeli, 2021).