Insolente è il rischio dell’atto collettivo, la forza indisciplinata che viene dall’eco di un sussurro, un movente per concepire una fantasia di rivolta e di resistenza. Insolente è la responsabilità di quel piccolo frammento di trasformazione che un festival artistico può contribuire a far nascere: è ammirarne le insufficienze e le sbavature, e meravigliarsi comunque.
La decima edizione del festival Periferico si è svolta dal 22 al 27 maggio 2018 tra le officine in disuso e le imprese del Villaggio Artigiano di Modena Ovest, un luogo della città nato nel 1953 da una coraggiosa intuizione politica a partire dalle tensioni sociali ed economiche del dopoguerra: il primo modello di Villaggio Artigiano nel nostro Paese, un territorio tra campagna e città che teneva insieme vita e lavoro, saper fare manuale e impresa, filiera produttiva e appartenenza di comunità.
Nel 2016 infatti, Amigdala ha avviato un progetto triennale che si sviluppa proprio attorno a questa storica area della città, dove l’associazione ha aperto OvestLab, uno spazio di riflessione e produzione collettiva sul futuro del quartiere, una “fabbrica civica” situata in una ex officina artigiana. Nel corso del suo primo anno di attività, OvestLab ha lavorato trasversalmente sulla ricostruzione di legami comunitari, su interventi di arte pubblica, sullo sviluppo di prototipi progettuali all’incrocio tra urbanistica, co-design, apprendimento mutuale, editoria ed economia civica, in rete con altre “fabbriche civiche” europee del network CivicWise.
Periferico 2018 nasce quindi a partire da questa continuità e si fonda attorno alla comunità che in questi mesi si è stretta attorno a OvestLab, indagando il tema della relazione, sperimentando per alcuni giorni modelli di co-abitazione e di costruzione di visioni collettive.
In questi anni abbiamo cercato una strada per il festival Periferico che fosse profondamente connessa a modi artistici votati alla relazione e alla riappropriazione in termini estetici di esperienze affettive e di rapporto con i luoghi, senza rinunciare però a processi di rottura e di attrito, lontani da un’idea di spazio pubblico come luogo completamente pacificato.
Periferico 2018 è stato costruito come un laboratorio a cielo aperto, dove artisti provenienti dall’Italia e dall’Europa sono chiamati a “mettersi all’opera” assieme alla comunità per produrre spettacoli, performance, opere musicali e installazioni che entrano in dialogo con il territorio, operando come detonatori di linguaggio e creando spazi pubblici temporanei all’interno degli spazi privati del Villaggio. È questa una delle strade percorribili dall’arte per farsi insurrezione, per darsi la possibilità di rioriginare qualcosa?