Stato di cambiamento
ovvero come è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire
Un progetto di Elisabetta Consonni e Silvia Tagliazucchi
in collaborazione con Beatrice Pucci, Meike Clarelli e Davide Fasulo
prodotto da Collettivo Amigdala e Fattoria Vittadini
La Fonderia Cooperativa di Modena da Marzo 2022 ha chiuso definitivamente la sua produzione, iniziando il processo di smantellamento degli impianti.
Ad oggi la Fonderia in Via Zarlati come luogo di produzione nel villaggio artigiano non c’è più, è rimasto solamente l’involucro vuoto di quello che è stato. Un luogo di lavoro e di produzione; di valori sociali e politici che hanno segnato tutta la sua vita e il suo inizio, rappresentando un portato importante per tutte le persone che lo hanno attraversato e per il contesto in cui era.
Per i capannoni e gli edifici amministrativi il tempo è sospeso: dalla conclusione dell’attività in attesa di una nuova vita.
In diverse culture questo è un momento di festa, per celebrare nella fine un nuovo inizio.
Ora la Fonderia rappresenta un luogo e un tempo di potenziale cambiamento; quel momento esatto in cui si innesca una trasformazione senza ancora avere una natura precisa. Quel punto in cui la storia potrebbe andare in una direzione o in quella esattamente opposta. Appoggiamo lo sguardo sulla sospensione di cui non si capisce ancora la forma e mettiamolo a fuoco per distinguere le tracce di possibile cambiamento.
Guardiamo una staticità che è comunque sempre un cambiamento incessante. Sentiamo l’eco, dentro al vuoto, di un passato abitato da persone unite da una quotidianità lavorativa e da un movimento sociale.
È stato luogo del cambiamento della materia da solido a liquido a gassoso. Lo stesso processo che inversamente può essere definito anche per le persone che lo hanno determinato: nel suo consolidamento come cooperativa ha inizialmente definito la sua identità; nella sua disgregazione ha portato alla sua chiusura e ad una nuova possibile apertura a nuove trasformazioni.
Nella sua manifestazione fisica di edifici e capannoni, circondati da alte mura che rendono inaccessibile ai cittadini la visione, è diventata negli anni la più grande area produttiva del Villaggio Artigiano, rappresentativa di questo pezzo di città. La fine di questo stato solido potrà quindi portare ad un nuovo cambio di stato, magari ad una nuova valenza pubblica, tanto quanto la sua stessa dimensione rappresenta. A prescindere dal suo stato.
L’azione proposta invita a riflettere non su quello che si vede o alle proprie proiezioni sul futuro di un’area ma piuttosto a posare lo sguardo sull’immobilità per individuare il cambiamento, per intercettare il punto esatto in cui qualcosa diventa qualcos’altro.
Elisabetta Consonni. Coreografa tutto, essere umani e disumani, oggetti mobili e immobili, mappe, interstizi e gruppi vacanze spaziali. Tesse reti di relazioni, sottili e forti, come il vetro di zucchero. Laureata in Comunicazione con una tesi finale sulla costruzione sociale del corpo nella danza e diplomata al The Place-London, ha poi approfondito la sua ricerca nella performing art vivendo in Olanda (2004-2009) e in Polonia (2013-2015). I suoi lavori mirano a espandere la pratica della coreografia cercando dispositivi performativi per incorporare dinamiche e temi del sociale. Il suo attivismo in ambito sociale e civico, prende la forma artistica di un processo di ricerca (documentato in ergonomicaproject.wordpress.com) che dal 2013 indaga l’uso e il significato sociale dello spazio pubblico e la declinazione delle competenze coreografiche nelle pratiche comunitarie. I suoi lavori sono stati prodotti da Teatro Grande di Brescia (IT), Centro Nazionale della Danza Virgilio Sieni (IT), Ariella Vidach AiEP (IT), Konfrontacje Teatralne (PL), Biennale Danza Venice (IT), Orlando Festival (IT), Pergine Festival (IT), Lavanderia a Vapore (IT) e presentati presso International Dance Theater Festival Lublin (PL), Biennale Danza di Venezia (IT), Cantieri Culturali Isolotto (IT), Zona K (IT), Indisciplinarte Terni (IT), Fog Festival (IT), In/Visible Cities (IT), Danae Festival (IT), Le Alleanze dei Corpi (IT) Farout (IT), Festival Periferico (IT).
www.elisabettaconsonni.com
https://ergonomicaproject.wordpress.com/
Silvia Tagliazucchi. Architetto, civic designer, project e community manager, esperta in partecipazione, autocostruzione e rigenerazione urbana. Dottore di ricerca in Architettura e Pianificazione del territorio, approfondisce nella sua tesi l’ambito di morfologia urbana e territoriale, maturando uno spiccato interesse per la fenomenologia urbana e rapporto tra città e abitanti. Dopo la collaborazione come progettista senior ad l’Associazione Architetti di Strada, dal 2016 è parte dell’Associazione Amigdala (nel ruolo di vice-presidente) come project e community manager, in particolare nella gestione della fabbrica civica OvestLab e del progetto AFOr – Archivio delle Fonti Orali. Dal 2019 è presidente dell’associazione CivicWise Italia. Continua inoltre il suo percorso accademico come tutor e visiting professor in alcuni workshop internazionali sulla partecipazione e l’attivazione di processi rigenerativi, come ricercatrice, professore a contratto in Architettura del Paesaggio nei laboratori di Composizione Architettonica (in particolare in Strategie per la rigenerazione urbana e analisi territoriale) e relatrice di tesi di Laurea presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, ed inoltre come relatrice a convegni nazionali ed internazionali.
sab 28 ottobre 2023
ore 16.15 / 17.00 / 17.45
dom 29 ottobre 2023
ore 15.15 / 16.00 / 16.45
@ partenza da OvestLab, Via Nicolò Biondo, 86
ingresso a gruppi, assegnazione dell’orario di partenza al momento della prenotazione
performance itinerante
durata 45′
– intero 8€
– ridotto 5€ (under 25, over60, student* UniMoRe)
prenotazione obbligatoria alla mail [email protected]
per agevolare la partenza della performance sarà richiesto un pagamento anticipato secondo le riduzioni previste.
bambini alti 1m+ e accompagnati
spettacolo non adatto a persone con ridotta capacità motoria